
- sonia.faccin@welfarepartner.it
Concordo con quanto dichiarato da Gianluca Spolverato, managing partner dello studio legale Wi Legal e founder di Laborability e di Dritto nell’intervista di Forbes marzo 2025. Anche per noi di Welfare partner:
“Il welfare va inteso come un investimento, non come un costo costo. Le aziende che lo capiscono aumentano la propria attrattività e riducono il turnover, con un impatto diretto sulla produttività e sulla riduzione dei costi. Oggi i lavoratori non cercano solo uno stipendio competitivo, ma un ambiente che favorisca il loro benessere e la loro crescita. In quest’ottica, il welfare non è solo una questione di benefit economici: include la flessibilità, la formazione, il supporto alla genitorialità e persino servizi di assistenza psicologica.
Il welfare aziendale è efficace solo se viene percepito e utilizzato. Spesso le aziende investono in benefit senza preoccuparsi di farli conoscere e, di conseguenza, si trovano con strumenti inutilizzati e dipendenti che neppure sanno di avere diritti e opportunità a disposizione. La comunicazione interna deve essere chiara, coinvolgente e mirata. Non basta mandare un’e-mail con un elenco di benefit: serve una strategia che renda il welfare parte integrante della cultura aziendale. Strumenti come sessioni di domande e risposte, video esplicativi e testimonianze di colleghi che hanno usufruito dei servizi possono fare la differenza.
Un benefit che non viene utilizzato è, di fatto, inesistente. E il problema non è solo nella comunicazione, ma anche nell’accessibilità. Se un dipendente percepisce il welfare come qualcosa di difficile da ottenere, semplicemente lo ignora. Le aziende devono adottare un approccio user-friendly, creare una figura di welfare coach aziendale, che affianchi i dipendenti nell’utilizzo dei benefit, o implementare piattaforme digitali intuitive che guidino passo dopo passo nell’accesso alle misure disponibili. Sono strategie vincenti”